lunedì 30 marzo 2020

VOGLIO RI-TORNARE SCALZA

Non voglio
che tutto torni 
ad essere
com'era prima 

quel tempo indaffarato
della corsa
dell'affanno
dell'anonimato umano

quel tempo 
urgente del nulla
dell'assurdo quotidiano
della carezza per dopo

di un dopo 
che non si è saputo
mai quando

Quel tempo 

dello scorrere di Kronos
senza renderci neanche conto

di un fiore appena nato
di uno sguardo gentile
del silenzio nel rumore
del saluto voluto e cercato

Quel tempo 

della incuratezza

delle farfalle senza santuario
del ghiaccio sciolto delle nevi
dell'azzurro serrato in apnea
del prossimo e del lontano

Quel tempo 

della corsa 
contro il calendario

che lascia 
l'esistenza senza fiato

della stanchezza costante
del timore insistente
del sempre tempo scaduto

Un continuo continuare
un ruotare senza sosta
un movimento assurdo
un dimenticarsi dentro
un tutti insieme ma soli

Un fare da padroni
su ciò che non ci appartiene

Ognuno nel suo
ognuno nel niente

Sfruttatori del mondo

come se fosse nostro
come se fosse per sempre

Quel tempo della immediatezza
fatto di solo l'adesso

il subito ansioso 
di chi non conosce l'oltre

Io non voglio
che tutto torni 
ad essere
com'era prima 

Voglio tornare in me
ed in quello che mi natura
buona novella di primavera

Voglio tornare in silenzio
per non disturbare l'altare

delle acque dei neonati
dei cuori infranti
dei sogni degli altri

dello sbocciare continuo 
dell'amare nell'amare

delle amicizie 
oltre il tutto
che sorreggono le mani

dei genitori dei figli
dei nonni ancestrali

Voglio ri-tornare scalza

per camminare leggera

sul suolo sacro immacolato
della incommisurabile liturgia
della vita benedetta

©hebemunoz

TRADUCCIÓN EN ESPAÑOL

No quiero 
que todo regrese 
a ser como era antes

aquel tiempo atareado
de carreras
del afán
del anonimato humano

aquel tiempo 
urgente de la nada
del absurdo cotidiano
de la caricia para después

de un después 
que no se ha sabido
jamás cuándo

Aquel tiempo

del transcurrir de Kronos
sin darnos cuenta nisiquiera 

de una flor recién nacida
de una mirada gentil
del silencio en el ruido
del saludo querido y buscado

Aquel tiempo

de la indiferencia

de las mariposas sin santuario
del hielo disuelto de las nieves
del azúl ajustado en apnea
del próximo y del lejano

Aquel tiempo

de la carrera 
contra el almanaque

que deja la existencia 
sin aliento

del cansancio constante
del temor insistente

del siempre 
se acabó el tiempo 

Un continuo continuar
un dar vueltas sin parar
un movimiento absurdo
un olvidarse adentro
un todos juntos pero solos

Un actuar 
como si fuéramos dueños
de todo aquello 
que no es nuestro

Cada uno en lo suyo
cada uno en la nada

Aprovechadores del mundo

como si fuera nuestro
como si fuera por siempre

Aquel tiempo del inmediato
hecho solo del ahora

el enseguida ansioso
de quien 
no conoce el más allá

Yo no quiero
que todo regrese
a ser como era antes

Quiero regresar a mí
y a aquello que me natura
buenas nuevas de primavera

Quiero regresar al silencio
para no molestar el altar

de las aguas 
de los recién nacidos

de los corazones quebrantados

de los sueños de los otros

del florecer continuo
del amar en el amar

de las amistades 
a pesar de todo
que se sostienen las manos

de los padres  de los hijos
de los abuelos ancestrales

Quiero regresar descalza

para caminar ligera

sobre el suelo 
sagrado inmaculado
de la incommisurabile liturgia
de la vida bendita

©hebemunoz








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