il cuore
si è fatto un guscio
dalle braccia
il corpo
uno scudo
lo stomaco
si difende
dai calci piombo
l'anima
si copre
dai coltelli di labbra appuntite
Non vi è
un angolo di muscolo
un nervo teso
un singolo pensiero
che non subisca
il colpo e il contro colpo
del violento peso morto
della malvagità
Non ti azzardare a chiamarlo Amore
Gli occhi chiusi
tacciono a palpebre strette
guardano verso l'abisso del dentro
All'angolo
messa all'angolo ottuso
della violenza inclemente
fruscio imbrunita
Nell'involucro che sono
custodisco
il seme originario
di me stessa
Dal profondo un urlo razzo inatteso
sprona la paura affacciata tra i denti
oltre il limite del silenzio che uccide
questo corpo
che vorresti abituare alla ferita
questo stesso corpo
s'innalza dagli abissi
con una sentenza salvifica in bocca
questo corpo è mio non tuo
e non ne vuole più sapere
di assenze di sé stesso
di rinvii di libertà
Scappo
verso quella luce dilatata
di parole in pianto
parlo parlo parlo
mi difendo
chiedo aiuto
Benedetta l'acqua che lava il sangue
benedette le mani in quell'acqua
Benedetto il bagliore delle farfalle
benedette le anime con le ali
che mi accolgono
nel campo delle margherite
senza giudicare
la mia otróra
mancanza di riflesso allo specchio
@hebemunoz
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